Il film animato ci descrive una toccante amicizia tra un’enorme creatura meccanizzata ed un ragazzino solitario e sognatore che è stata in grado di rendere il film un cult per le famiglie, in grado di emozionare grandi e piccini, grazie alla possibilità di leggere tra le righe e riflettere su temi importanti e vitali.
La cinematografia è arte e in quanto tale ci permette di riconoscerci e conoscerci meglio, basti pensare alla capacità di trattare temi come la morte in modo da farci quasi sorridere quando ci troviamo all’interno di una situazione tragica come quella che riguarda un funerale per la cui sensibile gestione vi consiglio di rivolgervi a funeraliroma.it.
L’uomo di ferro: il romanzo da cui è tratto il film
Il film uscì nel 1999, anno in cui la produzione cinematografica Disney era per lo più proiettata su film che avessero delle belle canzoni e un concept più musicale che narrativo. Tuttavia, Brad Bird invertì la rotta, in linea con il romanzo “l’uomo di ferro” del 1968 scritto da Ted Hughes con l’intento di consolare sé stesso e i suoi tre figli in seguito al suicidio della moglie, la grande poetessa Silvia Plath.
A quel punto, messa da parte la musica, ci si concentrò sull’esplorazione del lato intimo della vicenda, creando un’amicizia come poche e sviluppando la pellicola su una domanda semplice ma non troppo: “che cosa succederebbe se un’arma fosse in grado di provare dei sentimenti e non volesse più essere un’arma?”
Una scena toccante: la morte del cervo
Una delle scene più toccanti del film riguarda la morte di un cervo per mano di un cacciatore, questo avvenimento crea delle domande nella mente del gigante che inizialmente non capisce cosa stia succedendo. A quel punto tocca al giovane ragazzino risollevare il morale alla creatura, tentando di fargli comprendere che la morte fa parte della vita e che non c’è nulla di sbagliato.
A quel punto, almeno inizialmente, questo non fa che agitare il gigante perché naturalmente si chiede se anche il suo amico morirà e di conseguenza pensa anche alla sua di morte, finendo per lanciare uno dei messaggi più belli nella storia dell’animazione: le anime non muoiono mai; riuscendo a risollevare definitivamente l’umore del gigante, finendo per permettere a quest’ultimo di scegliere tra il bene e il male, tra il salvare vite o distruggerle. Insomma, sfido chiunque a non rasserenarsi di fronte a quest’affermazioni e a capire che, in fondo, possiamo e dobbiamo andare avanti pur senza dimenticare.
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