Negli ultimi anni la riscoperta del benessere attraverso una sana e corretta alimentazione è – fortunatamente – uno degli argomenti di maggiore successo e interesse da parte del pubblico. In questo senso sono stati quindi rivalutati o inseriti nel mercato alimentare alimenti fino a quel momento poco conosciuti. Tra questi possiamo inserire anche il farro perlato, ovvero un farro che ha subito un particolare tipo di lavorazione, come vedremo più avanti. Continuate quindi a leggere per scoprire tutto quello che c’è da sapere sul farro perlato: calorie, metodo di cottura, ricette e valori nutrizionali.
Farro perlato: calorie e valori nutrizionali
Prima di approfondire il discorso relativo alle calorie farro perlato e valori nutrizionali, vale la pena spendere delle parole per capire la differenza tra il farro “normale” e quello perlato. Il farro perlato, infatti, assume questa denominazione a causa del fatto che, a seguito della raccolta, subisce ben due processi di raffinazione. Al termine di questi processi il farro che si ottiene è privo sia della crusca che del germe.
Se da una parte questi processi lo rendono più veloce da cucinare, dall’altra lo rendono meno nutriente. Una volta rimosse le fibre contenute nella crusca, infatti, l’assunzione degli amidi contenuti nell’endosperma causano un veloce aumento innalzamento dei livelli di glicemia nel sangue. Di conseguenza, aumenta anche la produzione d’insulina.
Detto ciò, per il farro perlato le calorie per 100 grammi di prodotto bollito (quindi già cotto) si aggirano attorno alle 178 kcal (744 kJ) a fronte di 57,6 grammi di acqua e 6,2 grammi di proteine. I lipidi sono invece piuttosto bassi (solo un grammo su 100), il colesterolo è assente, mentre i carboidrati sono pari a 37,3 grammi. Gli amidi contenuti in 100 grammi di farro perlato sono 33,1 grammi, gli zuccheri solubili 0,9 grammi e, infine, la fibra totale è pari a 2,1 grammi.
Come cucinare il farro perlato?
Come abbiamo accennato, il farro perlato subisce due raffinazioni che lo portano a perdere sia il germe che la crusca. Si tratta di una informazione piuttosto rilevante, dal momento che questi due processi determinano una maggiore versatilità e facilità nella cottura, che scende a circa quaranta minuti. Per capire la differenza basti dire che il farro integrale, per essere consumato, deve essere lasciato in ammollo per almeno 12/24 ore prima di essere cucinato (bollito). Il farro decorticato, invece, cuoce in “soli” sessanta minuti.
In ogni caso, il farro perlato si presta a numerose ricette, sia invernali sia estive. In estate vi basterà infatti bollire del farro perlato e lasciarlo freddare per poi condirlo con pomodori a pezzi, cetriolo e basilico, oppure con pomodori a pezzi, mozzarella a cubetti e pesto. In inverno, invece, potete utilizzarlo in qualsiasi tipo di zuppa, meglio ancora se a base di cereali e verdure a foglia larga come per esempio il cavolo nero.
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